Archivio | dicembre, 2011

Felice 2012

30 Dic

Mi e Auguro a tutti che il 2012 sia migliore e che, nel mio piccolo (non esattamente nell’ordine non importa):

– renda più saggio nipote piccolo e lo faccia smettere di far disperare sua madre (ho i miei dubbi che ciò accada, ma mettiamolo in elenco)

– porti a mio nipote grande a realizzare il suo proposito lavorativo e alla sorella la fine del suo corso di studi

– salute imperitura (si augura) e stabile a mia madre (e a tutti!)

– rendermi un po’ meno spendacciona (lo so che sta a me…. ma non ci riesco!)

– rendere un po’ meno pelandroni alcuni colleghi di lavoro e meno ansiosi altri (che tanto le persone non le cambi) e – anche se non è bello indicarlo nei propositi – una bella strizzata da parte del capo non ci starebbe male.

– che i miei amici con problemi di lavoro li risolvano positivamente  (mano a mano sto scoprendo cose da far venire l’orticaria alla Prof Sartori)

e tante altre cose  che mi vengono in mente ma non posso mettermi a scriverle tutte sennò devo correggere il 2012 con 2013

BUON ANNO

Elisa

 

 

 

 

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statistiche e consumi

28 Dic

L’altra sera il telegiornale de La7,  il mio preferito da quando lo dirige Mentana e da quando contemporanemente Minzolini imperversava su quello del Primo,  faceva un commento sulle statistiche sparate a palla da giornali e opinionisti sull’andamento disastroso dei consumi in questo Natale e, per esteso, in tutto il 2011. Mettevano in dubbio la credibilità di dati raccolti all’ultimo minuto, senza fare un serio campione di persone da intervistare, sull’emotività del periodo. Morale: secondo il servizio in piena recessione economica e con la manovra economica che ci sta mazzolando ben bene…. non è che ci va un mago dell’Analisi dei dati per dire che la situazione è grave. la gente compra di meno. ecc… e si sparano dati senza verificarli.

Sicuramente sarà vero che molti di questi dati siano raccolti andando ad intervistare il verduriere del mercato rionale sotto casa o il macellaio di quartiere, ma tant’è.

Anche se non si è in cassaintegrazione da due o tre anni, ed è vicina alla scadenza, si è in mobilità, non si è mai trovato un lavoro stabile e ci si barcamena tra ennemila lavoretti precari, alzi la mano chi non si sente un po’ verme a shoppingare spensierata/o se al tg trasmettono un servizio su:

– i cuccettisti arrampicati su di una torre della Stazione, al freddo

– le operaie di una fabbrica di calze vicine al licenziamento definitivo

– l’indotto di Termini Imerese

– gli allevatori e pastori sardi che si vedono mettere all’incanto da Equitalia le loro terre

?

Io mi ritrovo con il boccone ancora sullo stomaco.

Un po’ di aiuto alle imprese e di sostegno ai disoccupati, Mr Monti, please

Si legge bene?

Elisa

Natale

25 Dic

Quest’anno non mi sento molto natalizia. Sarà che ho  molti amici o conoscenti che non hanno tanto da festeggiare, chi per motivi di salute malferma e chi per motivi professionali.

Un cugino che ha perso il lavoro e che sarebbe stato a un soffio dalla pensione ma, causa manovra, si vede slittare tutto di un paio di anni e ora si sta reinventando una professione in proprio. Il marito di una mia collega che si è visto mettere in cassa integrazione e quello di un’altra che la cassaintegrazione non se l’è vista rinnovata e ora anche lui deve reinventarsi qualcosa. Il padre di famiglia con tre figlie tre che faticano a trovare un lavoro stabile e ha perso la moglie per un cancro l’anno scorso. Insomma tutte queste notizie, e altre di questo genere, fanno passare la voglia di festeggiare, almeno la mia.

Comunque con me, che a differenza di altri non si lamenta mai di quello che ha anche se vorrei che alcune cose andassero diversamente, Babbo Natale è stato generoso e alla insegna della casalinghitudine. Ho ricevuto:

un plaid con le maniche da divano, un accapatoio compatto di quelli che devi metterli a bagno la prima volta, una vestaglia, una tovaglia quadrata e articoli minori per la casa. Tutti regali di parenti e amici che sono passati da casa mia e si sono accorti di tutto quello che mi manca o che mi servirebbe per tentare di fare di me una perfetta padrona di casa…. Mission Impossible

Grazie Babbo Natale… e se anche non puoi portare la pace nel mondo come provo a chiedere ogni Natale, almeno un po’ di serenità al maggior numero di persone possibili, quello si

Elisa  

 

questione di stile

20 Dic

Il mio ufficio, e quello dei miei cinque colleghi, per ragioni di mancanza di spazio è ospitato all’interno di un’altra struttura ma sempre nello stesso palazzo.

Il Dirigente è  giovane, laureato da pochi anni e ha l’aria del super-mega-capo. Fa di tutto per dimostrare almeno dieci anni di più. Da poco che dirige e ha già capito come funziona: fatti coinvolgere il meno possibile ed evita le grane come la peste… fino a quando non  ti cadono addosso come una valanga.

Ma questo è un discorso lungo nella Pubblica Amministrazione.

Manca comunque dei normali strumenti di buona educazione,  o forse questa non fa parte del programma di studi della Scuola Superiore di Amministrazione o come cavolo si chiama…..

Infatti oggi la sua struttura ha fatto la festicciola di Natale e noi cinque non siamo stati inviatati……ma dato che negli uffici si viene a sapere anche dell’andamento dei dentini da latte della nipotina della collega del sesto piano corridoio a destra anche se tu stai al primo piano corridoio a sinistra lo sapevamo e abbiamo fatto elegantemente finta di nulla quando passavano panettoni, torte fatte in casa, spumanti, ecc… tutto “di nascosto”  in direzione saletta riunioni al piano di sotto.

Si vede che qualcuno gli ha fatto notare la nostra assenza o gli è arrivata all’orecchio qualche battuta, fattostà che è venuto dell’ufficio dove stava una delle mie due cape e dice:

“Sa non vi abbiamo contati per i saluti di Natale perchè la saletta è piccola e tutti non ci si stava!”

Non me ne frega nulla del brindisi, ma come cittadina  uno così lo manderei a casa: è uno stipendio rubato.

Elisa

quando i figli battono genitori

17 Dic

Sono stata a Roma per la laurea di mio nipote e dopo la discussione la sera tutti al ristorante a festeggiare. C’era un traffico bestiale a causa di scioperi e festività natalizie e non so se vi è mai capitato di girare in macchina per il centro della Città Eterna quando c’è traffico….Mission Impossible. Siccome si era un po’ in ritardo a muoverci verso il ristorante che si trovava nel quartiere San Lorenzo dall’altra parte della città rispetto a casa di mio fratello e si era in tanti ci si è andatii con due macchine in una i “grandi” (mamma papà nonna e zia) nell’altra i “piccoli” (tre fratelli e amichetta). I grandi sono partiti con una mezz’oretta di anticipo e mio fratello ha incominciato a sclerare per il traffico e ha tuonato “cambio tragitto so io come evitare il traffico” e si è messo  a fare un giro che non finisce più evitando il solito tragitto che compie per attraversare la città (flaminio-villa borghese-muro torto- ecc…) e continuando a cristonare. Alla fine del suo meraviglioso tragitto taglia traffico abbiamo trovato un cantiere stradale con connessa deviazione 😦  Mia cognata ha chiamato il ristorante per avvisare del ritardo.

Dopo una mezz’oretta di giri e controgiri e imbottigliamenti vari. il fratello tuona: “Chiamate quegli imbranati dei miei figli che SEMPRE CHE SIANO GIA’ PARTITI saranno fermi chissà dove!!!!”

Mia cognata obbediente prende il cellulare, chiama mia nipote la quale con tono tranquillo fa: “mamma noi stiamo parcheggiando, siamo qui e voi dove vi trovate?”

Io e mamma abbiamo trattenuto a stento una risata di quelle clamorose, mentre mio fratello tuona “come già li! e da dove siete passati?”

Nipote con voce candida: “ma papà, noi andiamo sempre all’Università e conosciamo tutte le scorciatoie!!!!!”

Voce dell’innocenza :-p

A parte tutto sono proprio una zia orgogliosa adesso tocca all’altra nipote

Elisa

grande magazzino

10 Dic

Io sono impiegata in un Ente Pubblico, senza incarico apicale, per intendersi non sono Capo Ufficio o similare…. stipendio non da nababbi quindi. Facendo una analisi costi e mezzi a disposizione ho individuato in un noto Grande Magazzino della mia città -presente anche a Milano e a Roma, tra gli altri posti  – un luogo dove potermi  vestire senza spendere spropositi e senza sembrare ridicola. Per ridicola intendo non ostinarsi a indossare vestiti che al massimo starebbero bene a chi porta la taglia 46 quando si porta la 50 e si hanno gambe “importanti”. Insomma, per farla breve, in questo magazzino trovo vestiti – maglie e pantaloni in primis – che mi vanno bene come costo e come misura. Non è economico, non vende stracci, ma non è una boutique.

Il magazzino in questione ha un bel reparto casalinghi con oggettistica varia di diversi marche, anche di quelle costose tipo Alessi. Oggi mi sono recata lì perchè dovevo comprare un regalo per una mia amica che, oltre ad avermi invitato a cena per farci gli auguri di Natale. ha  inaugurato una casa nuova. Stamattina, dopo una oretta buona di giri tra i vari scaffali, ho trovato il regalo che mi sembrava giusto ho pagato e mi sono indirizzata verso il banco dove due gentili signorine preparavano i pacchetti regalo.

Alcune signore davanti a me alla domanda “vuole l’etichetta del magazzino?” risposero subito con tono tra l’indignato e terrorizzato “no grazie!” e le due ragazze si guardavano con aria tra lo sconsolato e il complice.

Arriva il mio turno, pacchetto confezionato e stessa domanda “vuole l’etichetta del magazzino? e io “Si grazie, guardi lo consegno anche con questo bel bustone che mi avete dato!” Le commesse sorridono, io ricambio, saluto e vado via.

Perchè vergognarsi di essere quello che si è: se stessi?

Elisa

premio bontà

8 Dic

Ogni anno, nella città immersa nelle brume tra risaie e baraggia qui vicino a Torino, l’8 dicembre al Teatro Civico assegnano i Premi Bontà. Si tratta di una ventina  o forse anche più di piccoli contributi per chi si è distinto nella sua vita di tutti i giorni in azioni che spiccano per coraggio, altruismo e dedizione agli altri. Si premia l’anziano che fa la spesa tutti i giorni per i vicini che non possono muoversi, il ragazzo che salva da morte sicura una signora, il malato terminale di cancro che accetta di sperimentare cure che su altri potrebbero essere dannose, ecc….

Anni fa venne premiato il piccolo sito che un ragazzo di Roma aveva formato, primo esempio (fine anni novanta, inizio anni 2000) di social network su di un tema che accomunava tutti i partecipanti: la stessa malattia. Ci si scambiava consigli e ci si sentiva più vicini, si partecipava al dolore di gente che ti confidava tutto della sua vita e manco sapevi come era in viso. Qualcuno l’ho conosciuto e con lui/lei sono diventata molto amica, altri li ho persi e molti continuo a non sapere cha faccia abbiano ma regolarmente continuiamo a scriverci.

Beh, dopo che il promotore del sito ha ritirato il premio, abbiamo festeggiato in trattoria e ci eravamo ripromessi ulteriori sviluppi da finanziare con l’assegnino del premio. Come andò a finire? Molto piccinamente quel ragazzo cambiò l’assegno e lo spese per se (si comprò una macchina fotografica, credo) e chiuse il sito lasciandoci tutti orfani, se si può dire.

Poi le cose cambiarano e si evolvero, arrivò facebook ad esempio a facilitare i gruppi come era il nostro. Ma non è più la stessa cosa, ci ero rimasta male e ogni volta che leggo del Premio Bontà, mi sento un po’ ladra: probabilmente anche il premio che ricevette il “nostro” sito – perchè lo sentivo anche un po’ mio visto che contribuivo ad animarlo-  era meglio andasse a qualcuno più meritevole.

Elisa

pensioni

6 Dic

Oggi alla macchinetta del caffè  tre mie colleghe, età tra i cinquanta e i cinquantotto anni, stavano facendo i calcoli di quando andranno in pensione.

La più fregata di  tutti è la mia collega G. 59 anni e quaranta di contributi che con il sistema precedente ancora un annetto e mezzo e toglieva le tende, con somma gioia sua e dei cinque poveri cristi (me compresa) che se la sorbettano tutto il giorno e tutti i giorni. Con il nuovo sistema andrà in pensione fra quattro anni. E’ possibile che  suo marito e suo figlio diventeranno dei SuperMarioFan, per questa ragione (e come dare loro torto)

Le altre due i requisiti per andare in pensione a breve non ce li hanno (ma potevano rientrare nelle cosiddette finestre quelle delle somme anni di età più anni di contributi) Ma per loro i conteggi cambieranno con il passaggio dal sistema contributivo a retributivo perchè hanno entrambe storie lavorative tipo la mia: un tot di lavori cambiati, passaggio di mansioni diverse e, finalmente, solo tre o quattro anni fa l’agognata promozione con uno stipendio ben differente rispetto a quello o a quelli che percepivano prima. Chiaramente devono fare bene i conti per decidere cosa fare e quando andare in pensione. Ogni anno di anticipo costerebbe loro tre o quattro punti percentuali di pensione in meno al mese  sul massimo che prenderebbero, e sono un bel po’ di soldi…..

Io che, per una serie di ragioni e casini vari, ho iniziato a lavorare regolarmente abbastanza tardi e ho versato  i contributi per una decina di anni alla gestione commercio raggiungerò i 41 anni di contribuzione quando avrò esattamente settant’anni!!!!

Pretendo il monumento da parte dell’INPS… “al contribuente perfetto” 😦

Elisa

Gastronomie

3 Dic

Avete mai provato ad andare a comprare in una gastronomia qui a Sabaudia? Una di quelle gastronomie dove ti ci va un mutuo o un leasing e quindi io frequento poco per non trovarmi subito col conto in rosso totale.

Ma una delle motivazioni che mi fanno stare alla larga da questi posti sono situazioni come queste che ti possono capitare spesso e volentieri.

Avete preso il numero e state per avvicinarvi al bancone per decidere cosa comprare, visto che non siete una di quelle perfette donnine di casa che programmano la spesa (e relativi menù) dal lunedì alla domenica :-(. Condite il tutto con un po’ di accento o dialetto sabaudo

“Guardi Signorina che ci siamo prima noi” quelli più diretti oppure “Queste giovani madamine  che hanno sempre fretta….” quelli meno diretti

E voi o fate finta di nulla, o  sventolate il numerino in mano oppure vi ritirate indietro.

Davanti a me c’era un signore verso l’ottantina con borsalino e bastone che doveva comprarsi un pezzo di carne per farsi il bollito (istituzione della zona): “Vorrei un pezzo di carne per fare il bollito, che sia buono mi raccomando!” e la commessa li a scegliere il pezzo. Sta per incartarlo e il signore fa

“E’ di bue, vero?” vedo la signorina scartare il pezzo e cambiarlo dicendo “non me lo ha detto”- Il Signore “Io lo prendo sempre di bue dovreste saperlo e me lo faccia vedere prima di incartarlo!” La commessa ripone il pezzo di prima, ne prende un altro e glielo mette li sotto il naso. A questo punto il signore fa “uhm…. mi sembra piccolo, me lo dia più grande e senza osso mi raccomando…..” Al terzo pezzo sbandierato sotto il naso è stato soddisfatto e va verso la cassa.

La Signora dopo di lui ci ha impiegato il suo tempo a decidere se a pranzo era meglio fare agnolotti oppure  taiarin con un sugo di sua  produzione o quello della gastronomia ecc… e una vollta deciso che optava per gli agnolotti quanti doveva comprarne per non avanzarne….

Insomma tre o quattro persone così e…… evviva il Billa o il Carrefour e quel che preferite come supermercato

Io ho comprato le valdostane con la fontina e le crocchette di patate fatte a mano. piacciono?

Elisa