Ogni anno, nella città immersa nelle brume tra risaie e baraggia qui vicino a Torino, l’8 dicembre al Teatro Civico assegnano i Premi Bontà. Si tratta di una ventina o forse anche più di piccoli contributi per chi si è distinto nella sua vita di tutti i giorni in azioni che spiccano per coraggio, altruismo e dedizione agli altri. Si premia l’anziano che fa la spesa tutti i giorni per i vicini che non possono muoversi, il ragazzo che salva da morte sicura una signora, il malato terminale di cancro che accetta di sperimentare cure che su altri potrebbero essere dannose, ecc….
Anni fa venne premiato il piccolo sito che un ragazzo di Roma aveva formato, primo esempio (fine anni novanta, inizio anni 2000) di social network su di un tema che accomunava tutti i partecipanti: la stessa malattia. Ci si scambiava consigli e ci si sentiva più vicini, si partecipava al dolore di gente che ti confidava tutto della sua vita e manco sapevi come era in viso. Qualcuno l’ho conosciuto e con lui/lei sono diventata molto amica, altri li ho persi e molti continuo a non sapere cha faccia abbiano ma regolarmente continuiamo a scriverci.
Beh, dopo che il promotore del sito ha ritirato il premio, abbiamo festeggiato in trattoria e ci eravamo ripromessi ulteriori sviluppi da finanziare con l’assegnino del premio. Come andò a finire? Molto piccinamente quel ragazzo cambiò l’assegno e lo spese per se (si comprò una macchina fotografica, credo) e chiuse il sito lasciandoci tutti orfani, se si può dire.
Poi le cose cambiarano e si evolvero, arrivò facebook ad esempio a facilitare i gruppi come era il nostro. Ma non è più la stessa cosa, ci ero rimasta male e ogni volta che leggo del Premio Bontà, mi sento un po’ ladra: probabilmente anche il premio che ricevette il “nostro” sito – perchè lo sentivo anche un po’ mio visto che contribuivo ad animarlo- era meglio andasse a qualcuno più meritevole.
Elisa