I miei nipoti, 23 anni i gemelli e 17 anni il più piccolo, sono dei “nativi digitali” brutto termine che sembra alludere a chissà quale razza particolare ma che sta a significare che per loro imparare a parlare e camminare è stato un tutt’uno con l’imparare a usare il pc soprattutto a navigare in internet e poi , negli ultimissimi anni, utilizzare quella appendice da tasca che è l-phone.Io. ad esempio, all’Iphone e all’Ipad ho resistito ancora e non posseggo nè l’uno nè l’altro. Il mio primo PC l’ho avuto in regalo di seconda mano da mio fratello che aveva dismesso quello dell’ufficio ed era un vecchissimo M24 Olivetti, che ho ancora in campagna in cantina, credo. O forsa mamma se ne è liberata. Aveva un processore lentissimo i dischetti erano delle lenzuola e un sistema di scrittura OTX. Windows era ancora sconosciuto all’epoca (più di venti anni fa, mi è servito per scrivere la tesi di laurea ed ero una delle prime ai tempi ad avere un pc in casa. Fate voi!
Il primo cellulare era uno swatch blue grande come una casa che in realtà comprammo a mia nonna quando si ruppe il femore – nello stesso periodo della mia tesi di laurea – per permetterle di chiamarci e di chiamarla nei mesi che ha dovuto trascorrere in un centro di riabilitazione. L’andavamo a trovare tutti i giorni ma guai a non chiamarla prima di andare a letto per sapere se stava bene e se l’infermiera l’accudiva come si doveva. Tornata la nonna a casa, mi sono appropriata dell’apparecchio del quale me ne facevo poco o nulla perchè i miei amici non ce lo avevano. E poi all’inizio degli anni novanta esisteva ancora una categoria di giovani che considerava il possedere un cellulare una mera ostentazione di ricchezza. Passò rapidamente di moda questa considerazione 😀 quando arrivarono i GSM e diminuirono drasticamente le tariffe.
Sembrano secoli fa, ma sono poi solo venti anni.
Tutto questo mi è venuto in mente quando venerdì scorso ho accompagnato mia madre in biblioteca e, mentre l’aspettavo alla accettazione è arrivata una ragazzina di presumibilmente 18 anni visto che parlava di esame di maturità. La ragazza si mette a parlare con la segretaria e le fa un ampio discorso così riassumibilmente.
Dovrei preparare una tesina sui servizi sociali che QUESTO INDUSTRIALE dal nome ADRIANO OLIVETTI ha sviluppato e ha portato avanti a beneficio della sua comunità….ecc…
Non ci sarebbe stato niente di strano se non che questa ragazza abita nella città dell’INDUSTRIALE di cui sopra. Se in coda ci fosse stata qualche signora più attempata si sarebbe presa un coccolone 🙂
Conclusione: oltre alla prima generazione nativo digitale abbiamo anche la prima generazione “nativa non Olivetti” che – credetemi – con questi chiari di luna è solo un bene.
Solo un bene perchè le industrie di tipo fordista non esistono più e, a mio parere, non esisteranno più, almeno qui da noi in Italia, ed è inutile rimpiangerle ed è bene che ci siano giovani liberi da questi condizionamenti. Del resto alzi la mano chi vorrebbe andare a lavorare alla catena di montaggio oggi come oggi? Piuttosto ennemila lavoretti precari…. ma in fabbrica no, con tutto il rispetto per gli operai che ci lavorano.
Elisa