Ho già raccontato nell’altro blog, quello che era gestito da Splinder e che ora è stato risucchiato nell’oblio parrebbe per il fallimento della ditta, che mio padre pur giovanissimo – aveva 18 anni – abbracciò il fucile e si rifugiò in montagna con altri suoi coetanei per combattere contro i tedeschi. Io impallinata di Storia Patria, quando a tredici anni mi feci raccontare per la prima volta da mio padre cosa avesse provato in quel periodo mi aspettavo episodi eroici tipo faccia a faccia con truppe di tedeschi armate fino ai denti affrontate da pochi coraggiosi e gloriosi giovani. Sapevo che mio padre non aveva ricevuto un addestramento militare e quindi non mi immaginavo che potesse lanciarsi in imprese stile Rambo, ma il mio modello era non tanto dissimile. Ci rimasi male quando, candidamente, mio padre mi svelò che alla sua prima azione (e anche una delle poche che poi arrivò il 25 aprile e tutti scesero a valle) se lui e i suoi compagni partigiani si sono salvati la pelle è perchè incontrarono soldati tedeschi peggio equipaggiati e mal addestrati di loro e anche coetanei. Per farla breve al soldato tedesco che si trovò davanti gli si inceppò il fucile e non riuscì a sparare e si diede alla fuga sparendo in un nanosecondo nel bosco. Mio padre di lui non seppe più nulla, ma imparò in fretta a maneggiare il fucile.