Archivio | giugno, 2014

Non ne voglio sapere più nulla

19 Giu

Io non so farmi i fatti miei. Non fraindentemi, non vado a fare domande a destra e manca su cose, fatti e persone…ma se qualcuno mi chiede una mano, e posso essere di aiuto, non mi tiro indietro. Mi viene naturale, sono fatta male. Soprattutto sul lavoro, e soprattutto perchè ho un certo concetto di servizio pubblico mutuato dai miei genitori. Insomma se un mio collega mi chiede informazioni posso al massimo dire “ok mi informo” ma fregarmene e rinviarlo a tizio o caio mi riescce difficile. Pare che nel mio ufficio sia l’unica o pressochè. E vengo vista nella migliore delle ipotesi come una “povera scema” per questo modo di essere e nella peggiore, soprattutto dai miei capi, come una scassapalle che chiede domanda e vuole sapere… Di norma la penso alla romana che “non me ne po’ calà de meno” io non lavoro per carriera, mi piace abbastanza quel che faccio e cerco di farlo al meglio delle mie possibilità. Ora si sta per verificare un cambiamento epocale in quelli della Pubblica Amnninistrazione e dintorni: fatture e relativi pagamenti viaggeranno solamente on line, per controllare i costi e per pagare con tempi certi. Era ora! Tutto bene se i miei capoccia facessero le cose in tempo, programmassero il lavoro, si ponessero i problemi che potrebbero presentarsi.. Troppo facile. meglio sbattere il naso e poi metterci una pezza!!!! Peccato che poi quando si presenti qualche problema, vengano a piangere anche da me “come facciamo? che succederà?” e vai di telefono dagli altri uffici!
“Sai tu che sei gentile, gli altri manco rispondono alla email, per caso sapresti dirmi….?”
Peccato che poi quando si fanno riunioni dove vengono spiegati tutti quegli interrogativi che tu hai posto, non solo non vieni invitata (e vabbè io sono niente) ma lo dicono alla mia capa il pomeriggio per la mattina, in modo da non darci tempo di preparare materiale, numeri ecc…”
Insomma considerazione sottozero. Fatto apposta? Sicurissimamente. E’ uno standard, ahimè. La vivo male questa situazione ma quando è troppo è troppo
Preparerò una email con una macro con scritto qualcosa tipo “per tutte le domande poste, rivolgersi agli uffici del Dr/Dr.ssa tel…email….”
E che cazzo, ora basta
Comunque una buona notizia c’è: da lunedì due settimane di ferie 🙂
Baci
Elisa

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Soldi e banche, binomio infernale

6 Giu

La settimana scorsa sono dovuta andare in banca perchè “convocata” in fretta e furia “per questioni non procrastinabili”
Ora fossi una imprenditrice con un fido in scadenza o avessi un mutuo e non stessi pagando le rate, mi sarebbe venuta una giustificata dose di tremarella ad un invito così perentorio. Ma la questione era ben diversa.
Ora io ho due risparmi (piccola roba in verità) che ho ereditato avendo avuto la sfiga di un padre morto abbastanza giovane. Li avevo investiti in uno di quei depositi a sicurezza 100% ossia redditività quasi nulla ma rischio zero, non ho l’animo dela speculatrice o giocatrice di borsa e depositi che erano ancora ben lungi dallo scadere, ma l’impiegato impassibile mi ha spiegato quando segue. Il Signor Draghi & C. per spingere a calcioni le banche a fare il mestiere delle banche. ossia prestare soldi a chi li chiede – privati e imprese -, vista la “timidezza” dimostrata negli ultimi anni a svolgere questa funzione, ha deciso di forzare la mano. Da oggi in poi per poter detenere i loro soldi presso la BCE le Banche devono PAGARE.
Esattamente, lo 0,1 o 0,2 % per il servizio di deposito. Il tasso europeo di scambio è arrivato al 0,15% ed è previsto che non crescerà per un bel pezzo. Che ha fatto la mia banca? Ha sorteggiato un po’ di titoli e depositi, tra i quali i miei, ha convocato migliaia di piccoli risparmiatori e li ha costretti a comprare o titoli di stato o qualcosa del genere senza intermediazione della banca oppure un fondo di titoli azionari o obbligazionari aziendali diversificati quanto volete con un tasso di interesse ben più alto ma, ovvviamente, un rischio maggiore. Insomma caccia al fondo meno rischioso e al mix per ridurre al minimo il rischio. Qualcosa che non sia da lasciarsi in deposito presso la BCE insomma (in questo caso il costo è scaricato sui Fondi di Investimento e tra commissioni su commissioni è anche ampliamnete coperto). Va bene che sono pochi soldi, va bene che un po’ più di interessi non fanno schifo a nessuno, ma essere costretta in poco tempo a decidere per far risparmiare una banca che non fa più la banca, perchè non presta soldi a privati e imprese e che debba essere costretta a farlo dalla BCE, mi ruga molto.
Che poi questa misura porti ad una maggiore disponibilità di soldi per chi chiede un fido o un mutuo, ho anche i miei dubbi
Elisa

quando i partiti controllavano le preferenze

1 Giu

Parlando con una collega che, evidentemente, ma vista l’età ho i miei dubbi, non votava ai tempi della prima repubblica, mi sono ricordata di come già la mia generazione – quella arrivata al voto trent’anni fa – smise di ascoltare le indicazioni di voto date dai partiti. E parlo di giovani cresciuti a pane e politica, iscritti a movimenti giovanili già a 14 anni, siano stati cattolici, comunisti, socialisti, ecc.. Io mi ero iscritta alla Federazione Giovanile Comunista. Eh si, ho il marchio della brutta e cattiva che tanto piace a Berlu & C. !
Militavo in un contesto dove quando si era sotto elezioni si passavano pomeriggi a completare a penna migliaia di facsimili di schede elettorali con numeri che indicavano preferenze, e a distribuirli a iscritti, simpatizzanti, elettori. I giochi venivano decisi alla fonte: chi doveva essere eletto, come – se primo degli eletti, secondo ecc…e dove. Due legislature al massimo e poi a casa. E tra i papabili da eleggere c’era sempre il “ligio funzionario di partito” Quello che lavorava alle dipendenze, prima come segretario di sezione di quartiere, poi federazione cittadina, provinciale…. Alla fine veniva candidato per essere eletto in Comune o in Provincia o in Regione e, se particolarmente brillante e capace, direttamente a Roma… Per premiarlo, per assicurarsi eletti fedeli e manovrabili e, elemento tutt’altro che secondario, far entrare soldi in cassa. Si perché il bravo eletto versava la sua diaria direttamente al Partito… altro che cinquestellati e il loro restitution day!
Anni da ragazzina decenne in poi a compilare facsimili e quando arrivò il mio turno di voto perché maggiorenne: “col cazzo che io do il mio voto a quell’imbecille solo perché me lo dice il mio segretario di sezione!” lo dissi di fronte a un gruppo di anziani compagni allibiti. Lo feci io e lo fecero anche tanti altri miei coetanei. Tutti i giovani iscritti si rifiutarono di fare campagna elettorale a favore di alcuni “presunti eletti” perché considerati troppo appiattiti e obbedienti e privi di autonomia decisionale e troppo retrogradi.
Ecco come incominciò a franare un sistema che durava da decenni. A distanza di 30 anni i vari D’Alema, Cuperlo, Bindi non se ne sono ancora dati pace. Sarà per questo che preferisco il giovane ex-scout di Firenze? Almeno lui non sembra farsi troppe illusioni.
Elisa