Andate a leggere il bellisimo post di http://gitementali.wordpress.com sulla Sua guerra 15-18 e sui Suoi nonni. Ho anche scoperto che i nostri nonni paterni si chiamavano entrambi Pietro, anche se in teoria il mio di nonno all’anagrafe risultava come Pasquale. Lo scoprì a sei anni, quando andò a scuola. Una volta si partoriva in casa, con una levatrice, e in campagna non sempre si andava subito in città a registrare all’anagrafe i figli, e si rimediava in qualche modo prima o poi. La bisnonna incaricò un ragazzo che andava in quei giorni in paese e scrisse o disse a voce il nome, Pietro. Ma arrivato in paese il ragazzo si dimenticò come doveva registrarlo e, dato che si era sotto Pasqua, lo registrò con il nome di Pasquale. Mio nonno fu sempre per lo Stato “Pasquale detto Pietro”. Il nonno Pietro visse malamente il periodo della Guerra 15-18 come ho già detto: era un pacifista e convinto antimilitariista, tant’è che il suo primo atto da soldato fu cospirare per far fuori il suo superiore…..
Quando fu il turno di Mio padre, il figlio primogenito, classe 1926 partire per la guerra (la seconda) nell’ultimo e più tremendo anno il 1944 ai tempi di Salò e dei tedeschi che sparavano a vista a chi disertava senza troppi complimenti, fece carte false per evitare che suo figlio non fosse arruolato. La prima cosa fu cercare di farlo esonerare. Nonno Pietro era un pasticcere e aveva sempre le mani a bagno nell’acqua e, con il passare del tempo, le sue mani erano diventate bluastre.
Quando arrivò la cartolina di mio padre, si presentò al distretto e mostrando le mani cercò di far riformare il figlio dicendo che lui non poteva lavorare e mio padre era l’unico sostegno economico della famiglia…..(quando lo raccontava le risatine generali di tutti i noi mamma e figli si sono semrpe sprecate)
Il trucco funzionò qualche tempo, giusto quel tot di giorni che bastarano a far partire mio padre e a unirsi con i partigiani in montagna. Insomma, diciamo la verità, molti partigiani lo furono perchè non avevano tanta scelta: o militari a fianco dei tedeschi, o in campo di concentramento o partigiani. Per una famiglia antifascista qeust’ultima opzione era l’unica praticabile.
Di quel periodo con la Resistenza, a mio padre rimase un impegno politico e sociale che lo accompagnò per tutta la sua vita professionale e non. Ci capitò per forza, ma poi aderì con convinzione.
Da bambina, l’unica intonata della famiglia oltre a papà ero io, mi sono sciroppata ore e ore di cantate a squarciagola quando capitava di canti alpini che celebravano le gesta eroiche di soldati e uomini in montagna.
Quella che mi faceva, e mi fa ancora, piangere appena la intono o la ascolto è la canzone citata nel titolo
Spero che il link sia quello giusto
Elisa
sull’onda dei ricordi