Burocrazia mon amour

6 Mag

Ho letto giorni fa di un ex magistrato (o che cavolo era) in pensione, consulente di vari ministeri, che ha scritto un libro su come deve fare un perfetto ufficio pubblico per non funzionare nel migliore dei modi. E ho riconosciuto, molto in piccolo il mio, dove le pratiche scottanti passano in un andirivieni parabolico dalla scrivania di un povero funzionario livello basico fino al massimo dirigente e ritorno, passando attraverso vari step intermedi tra le mani di: capoufficio-caposervizio-dirigente di sede-dirigente regionale-e direttore regionale che stabilisce che per decidere serve il parere dell’avvocatura di ufficio, del tecnico di struttura, e poi ….. del collega esperto che si trova nella sede di x e che lo si convoca apposta o lo si ascolta al telefono o via email. Che poi quest’ultimo è l’unico che ci capisce qualcosa su quel determinato argomento e magari è un tuo parilivello che tu avevi già sentito e consultato a tua volta via email o telefonicamente come fai di solito quando hai dei dubbi su una pratica. Il collega esperto non è che sia particolarmente formato e abbia fatto chissà che studi ecc.., ha solo la sfiga di essere l’unico che, a causa di pensionamenti e mancate assunzioni, svolge da anni con coscienza e diligenza il suo lavoro. E al terzo e quarto avanti e indietro della pratica tra sottocapi e capi e supercapi il collega ti vede disperata e ti aiuta a risolvere il problema e a portare a termine il tuo lavoro….. che poi, nella fattispecie, vuol dire fare l’interesse e dare un servizio che per un Ente è un obbligo e per un Cittadino è un diritto.

Poi si stupiscono se qualche volta mi incazzo.

 

Lascia un commento