Archivio | febbraio, 2015

Questo è un post razzista! Bus economy

21 Feb

Io ogni mattina prendo un autobus che dal centro va verso l’estrema periferia sud della città. In realtà prosegue verso cittadine della cintura, ma il mio ufficio si trova più o meno all’imbocco della tangenziale e scendo prima. E’ un autobus frequentato a seconda di come mi sbrigo la mattina alternativamente da operai marocchini, nigeriani, e altre nazionalità (se preso prima delle sette e trenta) o da studenti di scuola media superiore (se sono in ritardo). Ora spesso riesco a prenderlo presto e mi trovo quasi sempre costretta a chiedere a un giovane ragazzo di nazionalità per la maggior parte nord africano  ad alzarsi per sedermi anche io. Vedi un’aria di incazzatura e fastidio che si legge anche se sei mezza addormentata. Una mia amica maestra di arabo e mediatrice culturale per il Comune mi ha spiegato che per loro è fastidioso sedersi vicino ad una donna soprattutto non islamica. Ci sono persone che se ti siedi vicino attaccano a salmodiare non so che cosa parlando a  voce alta da soli!!!!

Ho assistito di persona al livello di aggressività verbale, e anche fisica, che questi ragazzi riescono a raggiungere quando i controllori GTT li trovano senza biglietto e gli chiedono i documenti. Infatti ora i controllori girano insieme alla polizia municipale e a controllare i biglietti sono in sei e non più in tre, distogliendo gli agenti da altre utili attività.

E le loro mogli? Parliamone, quelle più “avanzate” hanno frequentato  corsi  gratuiti e sacrosanti organizzati da associazioni di volontariato come la Casa delle Donne per studiare l’italiano partendo da un assoluto analfabetismo in lingua madre, hanno imparato a guidare, preso la patente, qualcuno anche preso un titolo di studio Giustissimo, ci mancherebbe altro! Hanno usufruito dei servizi di assistenza e accompagnamento – sempre della Casa delle Donne-  per ottenere la casa popolare o ad affitto calmierato, le agevolazioni economiche per le utenze, la mensa gratuita per i figli, ecc… E poi? Spariscono, non le vedi più…. Ok, va bene, Da volontaria so benissimo che non ti devi aspettare gratitudine. Mica ci si deve fidanzare a vita!!!! Ma poi quando veniamo a sapere che la figlia quindicenne che andava a scuola alle superiori, che voleva laurearsi , l’hai spedita nel paese di origine per sposarsi un quarantenne, oppure l’hai tolta da scuola per sposarsi con un connazionale venuto da poco in Italia…..mi vieni pure a dire “che serve per salvaguardare le tradizioni e il credo religioso???”

Hai sacrificato la tua stessa prole femminile sull’altare della tua indipendenza???? Ma che madre sei?

E ora questa cultura, questo modo di pensare che ci considera – soprattutto noi donne -delle pezze da culo ce la troviamo alle porte armata e violenta  e dobbiamo anche stare tranquilli e aspettare che se ne occupi l’ONU??? Cosa dobbiamo aspettare che ci bombardino la Sicilia? Che ci facciano saltare in aria qua e la?

Io sono preoccupata e incazzata, soprattutto per le mie e i miei nipoti e pronipoti (quando arriveranno)

Elisa

Dei Lea che non è un nome di donna

3 Feb

Reduce da una assemblea di associazioni di volontariato con una rabbia e indignazioni che non vi dico.

Ora non so se sapete cosa siano i LEA o livelli essenziali di assistenza, si tratta di quei livelli base di assistenza socio-sanitaria garantiti dalla legge prima di tutti la  Costituzione, che qualsiasi cittadino malato o disabile ha diritto a ricevere indipendentemente da qualsiasi legge di stabilità o tetto di spesa o vincolo che ci si possa inventare; se sono malata o non sono in grado di badare a me stessa lo Stato e tutte le sue diramazioni – Regioni, Comuni, Asl, ecc.- mi deve assistere, non può dire che non ha i soldi, se non li ha taglia da altre pari (che ne sò…. spese militari per i supersonici F35? -) ma mi deve curare e assistere, non può pretendere che sia la mia famiglia a sostituirsi a un Servizio Sanitario assente, anche se non ho bisogno di stare in un ospedale o in una RSA e se a prendersi cura di me sono principalmente i miei parenti. I mezzi previsti sono tanti; le cure domiciliari, l’assegno integrativo, le attrezzature mediche, ecc… chi più ne ha più ne metta….Ma tutto questo costa, e fa gola a tanti mettere le mani sui fondi destinati a questo genere di spese. Insomma di stanziamento, in stanziamento, di spreco in spreco, di corruzione in corruzione, ora il buco sanitario è un cerino che nessuno vuole tenere in mano e allora ci si inventa di tutto per evitare di dover far emergere responsabilità e colpe. Qui da me, che in teoria saremmo una regione  virtuosa e con servizi abbastanza efficienti, si sono inventati un meccanismo in base al quale le spese per i servizi socio-assistenziali slittino dall’assistenza al sociale, dalla spesa sanitaria (obbligatoria costi quel che costi) a quella assistenziale (obbligatoria fino a esaurimento dei fondi disponibili) Mica roba da pochi!!!!! Autistici senza più centri diurni, la logopedista che non va più, anziani senza la fisioterapia, e malati di SLA senza cure domiciliari, tanto per fare qualche esempio.

Un confine labile tra spesa assistenziale e spesa sociale che fa si che Stato e Regioni possono fare (o provino a fare) quello che vogliono lasciando poveri cittadini inermi e malati e le relative famiglie con il culo per terra da un giorno all’altro senza assistenza sanitaria obbligatoria e e se vuoi che i servizi di assistenza domiciliare o di centri diurni o altro ti vengano garantiti …pagateli! E se non hai soldi cazzi tuoi! Scusate il francesismo

Spiegate questa cosa alla signora seduta vicino a me con figlia di 13 anni autistica e con anche una grave forma di epilessia e che deve dividersi tra lavoro, cura del resto della famiglia (per non farsi mancare nulla anche una madre anziana): Non ti voglio dare i soldi anche se ne hai assolutamente diritto perchè li ho spesi male e sprecati ( e ci ho anche lucrato sopra) e ora decido che i servizi che tu ricevevi sono di natura sociale e quindi non sono costituzionalmente obbligato.

Anche se di autismo non ne so una cippa lippa, penso che sia fondamentale marciare uniti.

Elisa