Archivio | marzo, 2015

lezione di emozioni

30 Mar

Oggi sono andata a scuola!!!!

Già, a scuola di emozioni insieme a vendidue bambini e bambine di seconda elementare, la loro maestra e una educatrice, con giochi sul tema delle emozioni e del rapporto con l’altro o l’altra, in questo caso gli altri compagni di classe.

Tutti in cerchio seduti e….via si parte.

I giochi sono stati tanti, ma parlerò dei più significativi, anche se questo è un mio giudizio personale e da adulta.

L’orologio dell’umore: alzarsi uno a uno, presentarsi, andare a collocare un sassolino nel quadrante che in quel momento ci rappresenta: pessimo umore, triste, contenta, al settimo cielo. La maggior parte era al settimo cielo, perchè iniziavano le vacanze di Pasqua e ritornava una delle loro due maestre, quella più buona ossia quella che dà meno compiti…,…. la maestra presente ha fatto la figura della megera dispensatrice di esercizi a casa e cercava di contenere questa nomea (Ma non è vero! Io assegno  i compiti a casa quando non mi state ad ascoltare in classe. fate i buoni e niente compiti!!!!) L’aria da megera questa giovane insegnante biondina in camicetta e jeans proprio non ce l’aveva!!!!

Poi insomma chi era contento per via di un fratellino in arrivo, chi per il compleanno e chi era su tutte le furie perché aveva litigato con la mamma quella mattina (ben tre maschietti!!!)

Secondo gioco, lo specchio: in coppia bimbo e bimba uno di fronte all’altro a copiare i movimenti prima dell’una e poi dell’altro… e qui un bimbo bello robustello si è scartato perchè la sua compagna voleva farlo ballare e il “ballo è roba da femmine!!!!” (promette bene il ragazzo!!!). Scopo del gioco: osservarsi ed essere in sintonia.

Il gioco della statua e dello scultore: a turno si deve dare al bimbo una posa per imitare un animale, una emozione (rabbia, gioia, paura)…. Io, che ero della partita, ero inginocchiata e sono rimasta un buon quarto d’ora carponi prima che il bimbo che giocava con me decidesse come farmi interpretare un’aquila 🙂 Però è riuscito a far bene il suo lavoro…. Poi è stata la volta di rappresentare la paura, la gioia, la rabbia, ecc… Scopo? Riconoscere uno stato d’animo….

Insomma potrei andare avanti con altri giochi tutti portati a spiegare il concetto di empatia! Che tra l’altro i bimbi sanno bene cosa voglia dire…..

La cosa più sconvolgente è successa alla fine delle due ore di corso, una bimba marocchina si mette in un angolo a piangere e non si alza per andare a mensa, la maestra le si avvicina insieme a me e alla educatrice e dopo un po’ riesce a farle dire quale fosse il problema: era triste, e aveva paura, di una cosa…… Di Dio che è cattivo!!!!

E qui ci sarebbe tanto da dire…..

Elisa

Alla prossima puntata

famiglie felici?

15 Mar

Avete presente i gruppi facebook “quelli che” ? Ecco io mi sono iscritta causa compleanno tondo tondo, al gruppo dei miei coetanei e parteciperò a breve alla prima cena dei coscritti della mia esistenza, cena ex compagni di classe a parte. La cena vedrà riuniti, ad oggi, una sessantina di persone provenienti da tutta Italia. Sono contenta e curiosa di conoscere di persona i miei coetanei con i quali cazzeggio a suon di post e adesivi. Ora abbiamo anticipato una cenetta dei coscritti della mia città e il risultato è stato controverso. Non fraintendetemi, mi sono divertita, è stato piacevole, la comitiva è simpatica. Tempo qualche minuto per sciogliere il ghiaccio e poi ci sono state un sacco di risate e complicità come se ci conoscessimo da tempo. Che lavoro fai, famiglia, che scuola hai frequentato, ecc…. Molto tipicamente da buoni sabaudi, i miei coscritti non hanno ancora sciolto la riserva sul partecipare o meno alla cena nazionale. Io, da parte mia, ho già versato la mia quota e, sola o in compagnia, vado.

Un fatto è stato lampante, i maschietti sono più restii a partecipare a questo genere di eventi, almeno qui in sabaudia: eravamo sette donne e un uomo. Dovevano venire altri due maschietti, ma hanno dato buca. Hanno dato conferma, prenotato, ma non si sono presentati. Bah!!!!

Scavando, scavando quello che mi ha sconcertato , mano a mano che la complicità aumentava e i racconti si sviluppavano è stato un fattore comune che accomunava le storie personali delle “ragazze” presenti:

1) quella che il marito la chiude fuori casa e la fa dormire sul pianerottolo quando lei si presenta tardi dopo una uscita o quando litigano e che una volta ha dovuto chiamare la polizia per farsi aprire.

2) quella che vive da separati in casa con il marito perchè a lui fa comodo così (ma dai!!!) e però la chiama sul cellulare e le fa una storia che non finisce più perchè non aveva capito che sarebbe uscita e lui era a casa con la figlia quindicenne da solo

3) quella che il marito l’ha piantata con una figlia invalida e su una sedia a rotelle (povera ragazza 😦 ) e lei si deve fare carico di due figlie, casa, mantenimento ecc… Gran bastardo, vero?

Le altre e l’altro avevano “solo” storie di matrimoni falliti alle spalle con strascichi di traslochi, alimenti, figli da portare in vacanza un po’ con l’uno e un po’ con l’altro genitore….

Roba da far accapponare la pelle a Papa Francesco.

Io e l’unica altra single della tavolata ci siamo guardate con un faccia da “scampato pericolo!!!”

Tra parentesi la coscritta single in questione, oltre a essere la più simpatica ed espansiva della tavolata, passa tutti i week end o ad andare a ballare, o in gita con comitiva di amici, o a sciare, ecc…..

Bastardamente ho pensato che quest’ultima,  me la coltivo :-p

Tra zitelle ci si intende!

Elisa

la zia

10 Mar

Ma tu da chi hai preso? Ve lo hanno mai chiesto in famiglia? Io spesso, soprattutto da mia nonna, e ci ho pensato su per tanto tempo e alla fine analizzando i vari membri della mia sconquassata famiglia penso di assomigliare alla sorella più piccola della mia nonna paterna, quella che non si è sposata, è vissuta in campagna  con i suoi ed ha poi ereditato il pezzo più grande  di casa, con orto, galline, piante da frutta…roba piccola, si intende, ma quanto basta per l’autoconsumo. Intanto ha sempre lavorato nella fabbrica del paese,  aveva il suo stipendio e la sua pensione, andava a farsi un viaggetto ogni tanto, ma il resto della sua vita la trascorreva in paese tra lavoro, orto, galline e qualche puntatina in osteria forse unica donna in mezzo a tanti uomini e penso che si sia concessa qualche storiella senza troppa attenzione se con scapoli o ammogliati…. Notare che lei era diplomata alle magistrali e ha provato a fare la maestra per un po’ ma poi ha deciso che lei e i bambini proprio non si prendevano, punto che ci accomuna assolutamente 🙂

Ogni tanto le sorelle (nonna e altra sorella) passavano a farle la ramanzina: perchè la zia non era proprio ordinata, la casa faceva spavento, andava vestita come capitava, usciva nell’orto e in cortile secondo le livide madame del paese “nuda” ma in realtà “in sottoveste” e scandalo!!!! non disdegnava un bicchierino e altro con qualche coetaneo….. Insomma a me la zia stava simpatica da bambina e mi sta simpatica ancora adesso che ci penso… una che si faceva i beati c…i suoi e che non le rompessero più di tanto!!! Incassava le ramanzine, sopportava il via vai di donne di servizio spedite dalle sorelle  a mettere a posto casa soprattutto quando in estate ci si trasferivano anche loro per un po’

Nella stessa casa ora ci si trasferisce mia mamma in estate anche se l’orto è tenuto da altra zia acquisita e la casa non è più come era una volta, più ordinata, tutta ristrutturata, ma diversa.

Comunque, la zia  che viveva libera e senza stare troppo a preoccuparsi di sorelle e vicini, era una donna generosa e affettuosa e io me la ricordo pochissimo (è morta che io avevo sei anni). Ma una cosa non me la posso dimenticare: quando andavo a dormire da lei la mattina usciva piano-piano, andava dal  fornaio a comprare il pane caldo per la “zuppa di latte” e poi infilava sotto il mio cuscino una di quelle bustine da 100 lire che contenevano un giochino a sorpresa, sempre uno diverso dall’altro, e ci giocavo per ore.

Solo quando ormai la zia era mancata da tempo, scoprii il cestone dal tabacchino con le buste… Chiesi a mamma se potevo comprarmene una, lei mi diede soldi e corsi a prenderla.  ma la magia era finita. Sotto il cuscino, con il pane fresco e la zia vicino, era tutta un’altra cosa,

Ecco…penso di assomigliarle un pochino, anche se non me la ricordo bene

Elisa

tra i banchi di scuola

3 Mar

Sono entrata nuovamente in una classe di scuola elementare dopo 40 anni esatti dall’ultima volta. Ma allora avevo il grembiule, la cartella, e i quaderni… Oggi ci sono tornata per parlare con due maestre di una serie di incontri organizzati grazie alla mia associazione di volontariato (la sento anche mia) con bambini della classi prima e seconda elementare per cercare di far capire quello che loro molto probabilmente sanno benissimo, ossia che non siamo tutti uguali e c’è qualche loro compagno o compagna che è un po’ meno uguale che ogni tanto sembra assentarsi, o cade, ecc… il tutto con giochi di gruppo, fiabe, racconti di se, ecc… Credetemi sula parola una bella attività!  Il tutto con l’aiuto di educatrici e psicologhe da noi coinvolte. anche loro volontarie.  2 ore per classe per due incontri ciascuno. Mi hanno chiesto una mano e io PANICO IN CORSIAAAAA!!!! Io alle prese con una ventina di bimbetti da tenere tranquilli, la cosa mi fa venire l’ansia…ma questo è un altro discorso e devo ancora cimentarmi in questa attività… Vi racconterò, sempre che sopravviva 🙂

Non era questa cosa che mi ha colpito, bensì un’altra questione. L’anno scorso quando abbiamo proposto questa iniziativa alle scuole ci hanno riposto quasi tutti picche tranne due, per un totale di quattro incontri. Scoraggiati quest’anno pensavamo di rinunciare, ma il Comune ci ha contattati in quanto, leggendo della nostra iniziativa, ben sette scuole volevano repricarla 😮 !!!

Stupore e anche soddisfazione, si ricomincia ma con l’aiuto di tutti i volontari disponibili (pochi, a dire il vero), refrattari agli infanti compresi (la sottoscritta). Beh, oggi primo incontro in realtà con due maestre che poi hanno parlato con altre due colleghe e con altre….insomma io e la mia amica parlavamo a sei maestre che in religioso silenzio prima e intervendo stile assemblea pubblica poi, ci hanno ascoltato e ribattuto facendoci capire che erano interessatissime, che ognuna di loro aveva bambini con problemi di salute i più disparati (al dire il vero nessuno di loro con epilessia, ma meglio per i bimbi, chiaramente) e che nessuna associazione, ente pubblico o altro si era mai presentato da loro a scuola per spiegare come relazionarsi con i bambini, come entrare in contatto con loro, approcciarli, insomma capire e vedere cosa fare quando c’è di mezzo una malattia, una disabilità, anche solo una difficoltà. Non che noi, come associazione si sia depositari di così tanto sapere (ma proprio no!), ma che nessuno ci abbia mai pensato prima, mi ha, da una parte, lusingato, ma dall’altra mi sta creato un po’ di PANICO DA PRESTAZIONE!!!!!

SOPRAVIVERO’?

Comunque dopo il colloquio con le maestre, a sentire la dedizione che trasmettevano verso il lavoro e i loro piccoli studenti, sono sempre più convinta che meritino il cavalierato automatico!!!

Elisa